Il presidente Mattarella sollecita un giudizio europeo sul disegno di legge, creando ostacoli per il Governo di Meloni.
La recente decisione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare il Disegno di Legge (Ddl) sulla carne coltivata, proposto dal governo Meloni, ha scatenato un vero e proprio terremoto politico. Il Ddl, fortemente voluto dal Ministro Francesco Lollobrigida e dal deputato Schillaci, ha l’obiettivo di regolamentare la produzione e la commercializzazione della carne coltivata in laboratorio in Italia.
Il ruolo dell’Europa nella decisione di Mattarella
Un aspetto cruciale della decisione di Mattarella è la richiesta di un parere tecnico all’Unione Europea. Tale mossa suggerisce preoccupazioni riguardo la potenziale incompatibilità del Ddl con le normative europee, in particolare quelle relative al mercato unico. Questo passo potrebbe significare tempi più lunghi per l’approvazione definitiva del Ddl e, in ultima analisi, un possibile rischio di procedura d’infrazione da parte di Bruxelles.
Lollobrigida e la difesa della sovranità alimentare
Il Ministro Lollobrigida, difendendo il Ddl, ha sottolineato l’importanza della sovranità alimentare e la protezione degli allevamenti tradizionali italiani. Ha inoltre evidenziato l’intenzione del governo di notificare la legge all’Europa, pur mantenendo una posizione fermamente sovranista.
Le reazioni all’interno del Parlamento sono state variegate. Riccardo Magi di +Europa ha espresso preoccupazioni circa la compatibilità del Ddl con le normative europee, anticipando una possibile richiesta formale di modifica da parte dell’UE. Di fronte a questa eventualità, il governo dovrebbe modificare il testo del Ddl e ripresentarlo in Parlamento.
In conclusione, la decisione di Mattarella di richiedere un parere europeo rappresenta una sospensione significativa nel processo legislativo del Ddl sulla carne coltivata. Il governo Meloni si trova ora di fronte a una sfida non solo politica, ma anche normativa, nel suo tentativo di navigare tra le aspettative nazionali e le esigenze del contesto europeo. Il futuro del Ddl rimane incerto, in attesa della risposta dell’Unione Europea e delle eventuali azioni che il governo italiano dovrà intraprendere per conformarsi alle sue direttive.